Le esigenze di liquidità necessarie a un individuo per la gestione economica della sua vita privata o per sostenere l’attività commerciale della propria impresa, costringono a far ricorso al sistema creditizio che attraverso le banche o le finanziarie eroga i capitali occorrenti.
Il decreto ingiuntivo è quella richiesta che il creditore avanza presso il tribunale per la cognizione forzosa di quanto vantato nei confronti del debitore, cui il giudice dà seguito con l’atto di ricorso, che è l’accoglimento della stessa con sentenza di provvedimento che intima all’inadempiente il pagamento entro i termini indicati, pena l’attivazione delle procedure di recupero coatto.
Non di rado può accadere che venga utilizzato il mutuo fondiario come strumento per la definizione di debiti pregressi che la Banca vanta nei confronti di un proprio cliente, spesso un imprenditore che magari presenta delle difficoltà finanziarie per effettuare un piano di rientro, ad esempio di un conto corrente scoperto.
Si definisce accordo di ristrutturazione dei debiti quello tra l’imprenditore in stato di crisi e i creditori che rappresentino almeno il 60% dei crediti con un contenuto tale da garantire che il debitore sia poi in grado di pagare i creditori estranei nei modi e nel rispetto dei tempi stabiliti dalla legge.
Il procedimento di liquidazione del patrimonio del debitore rappresenta una delle maggiori novità della riforma della Legge n. 3/2012 operata con il DL 173/2012, convertito dalla Legge 221/2012.
La promulgazione della legge n. 3 del 27 gennaio 2012 e della successiva n. 221 del 17 dicembre 2012 di conversione del decreto legge n. 179 del 18 ottobre 2012, sulla composizione della crisi da sovraindebitamento, segna un’ulteriore importante tappa nel percorso di modernizzazione dell’ordinamento del diritto concorsuale che, in precedenza, non prevedeva alcuna regolamentazione della cosiddetta insolvenza civile.
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